Amarsi e vivere – ballando sulla paura

di Andrea Sardi

CAFE’ DOMINGUEZ – Paolo mi dice che il tema del mese è il “volersi bene”. Ma come fai a volerti e a volere bene se la paura guida le tue azioni? Mi guardo intorno e vedo le persone spaventate, allarmate costantemente da notizie catastrofiche che alimentano una paura ormai cristallizzata in milioni di rivoli di ansia e di angoscia. Una paura che paralizza, che induce a vivere sempre più limitati in binari decisi da altri, a guardare il mondo come dei pesci rossi chiusi in un acquario. Paura di vivere. “La paura di vivere è signora e padrona di molte altre paure, voraci e piccole. In una sorda angoscia, che sembra nascere senza motivo, e cresce sempre più, sino a soffocare il cuore”. [“El miedo de vivir”, Tango 1973, Musica e testo: Eladia Blázquez].

Uno psicologo scrive: “La paura di vivere è anche un limite assoluto che può essere descritto come qualcuno che guarda il mondo da una finestra, ma non esce di casa per giocare, camminare, amare, parlare, sorridere …”. Lo abbiamo sperimentato tutti, più volte, negli ultimi due anni: abbiamo guardato il mondo da una finestra (un mondo desertificato da una violenta imposizione) senza uscire di casa per vivere, per creare, mentre immagini e parole di paura sono entrate a imprigionare i nostri cuori. E allora? Allora forse è il caso di iniziare a confidare le nostre paure, a condividerle, accogliendo ognuno quella dell’altro, senza ritenere alcuna di queste paure più importante o prevalente sull’altra. Come dice Eladia Blazquez “Le paure … ci avvicinano tutti, perché nella paura siamo insieme, fianco a fianco”. A dire il vero, oggi non è così. Io dico che è il momento di trovare un punto di incontro che altri, che pur dovrebbero fare altrimenti, negano, alimentando invece la paura e la divisione (basata sulla distinzione tra paure legittime e paure illegittime), incitando allo scontro, addirittura all’odio. Per amarsi ed amare si deve ammettere ed accettare la paura propria e dell’altro. Cosa che qualcuno non vuole. “Dìvide et ìmpera”, dicevano gli esperti.

Il Tango inizia a parlare ben presto della paura, senza vergogna, rivolgendosi sopratutto alla paura di amare o meglio, di tornare ad amare, che è poi tornare a vivere. Uomini, “Varones” (Maschi), che negli anni trenta ammettono di aver paura, sono coraggiosi, no? “Ti prego di lasciarmi, ho paura di incontrarti, perché c’è qualcosa nella mia esistenza che non può dimenticarti… Ho paura dei tuoi occhi, ho paura di baciarti, ho paura di amarti e tornare ad iniziare… ti prego non offenderti per questa mia doglianza, è che ho troppa paura che il mio cure ceda” [“Tengo miedo”, Tango, 1928, Musica: José María Aguilar, testo: Celedonio Flores] così canta il Varón del Tango per antonomasia: Julio Sosa.

Come si esce da questo oscuro labirinto di paura? Accogliamo le nostre paure e quelle dell’Altro. Lasciamo che si dissolvano nell’accettazione. Insieme cerchiamo una risposta armoniosa, fatta di reciproco rispetto. Lasciamo scivolare via le parole di chi agita ombre oscure, ascoltiamo chi propone, senza il ricatto della paura, altre e molteplici risposte. Ci sono sempre più soluzioni, per un problema. Amico, Amica mia…. “Dai… facciamo due chiacchiere, siediti un po’… Non possiamo più, fratello come me folle, cercare Dio dietro un angolo. L’hanno portato via, l’hanno rapito. E nessuno paga il suo riscatto! Vieni qui c’è una tempesta là fuori, di tante persone senza pietà, di tanto essere senza più cuore …. Dai, facciamo due chiacchiere, siediti un po’. Non vedi che sei mio simile! Proviamo, fratello folle. Salva l’anima il prima possibile. Senti la mano fraterna! Sappi che sempre per te… Il bene è bene e il male è male!”. [“A un semejante”, tango, Testo e Musica: Eladia Blázquez].

Sai che? Anche io ho paura! E allora balliamo anche sulla paura, come in questo vals di Juan D’Arienzo che dice “Paura, avevo paura. Paura di aprire la mia ferita. E come mai nella vita, volevo piangere. Volevo urlarti: torna indietro! Torna indietro, che sei mia! Ma una voce nascosta mi disse: “Lasciala andare“. [“Miedo”, Vals, 1940, Musica: Ivan Casadò, Testo: Eladio Blanco].

Balliamo sulle parole di coloro che attizzano il fuoco della paura! Afferriamo ciò che desideriamo profondamente, seguiamo il nostro slancio interiore, creativo e di amore, accettando la paura e continuando a vivere.

Ti saluto, ancora e non a caso, con le parole di Eladia Blázquez che conobbe gli anni più bui della dittatura argentina. Anni di paura. “Con le ali dell’anima spiegate al vento, svelo l’essenza della mia stessa esistenza, senza mai venir meno. E mi ripeto che posso, come un ritornello, e sono spaventata a morte, ma vado avanti…. Con le ali dell’anima spiegate al vento, incredula difronte ad ogni notizia di ingiustizia, sanguino dentro. Fan male il dolore delle persone e le loro ferite, ma è così che solo interpreto la vita … Voglio amare chi vive con le ali dell’anima spiegate al vento, senza venir meno, e mi ripeto continuamente che sono spaventata a morte, ma vado avanti”. [“Con las alas del alma”, Tango, Musica e testo: Eladia Blázquez].

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